Il
controllo ortografico passo per passo
Conosco persone non vedenti che utilizzano Finereader come gli occhiali per leggere. Tirano giù le pagine di un documento o di un libro, le leggono, talvolta dopo averle esportate in Word, ma talvolta anche direttamente dalla finestra testo di FR; quindi chiudono e passano ad altro.
Ne conosco altre che si fanno un punto d’onore nel rivedere il tutto, eliminando il massimo degli errori possibili: cosa per cui la collettività è loro molto riconoscente.
In mezzo c’è tutta una gradazione di comportamenti, dovuti alcuni al tempo che una persona ha a disposizione, altri al grado di competenza nell’uso del programma, e via discorrendo[1].
Vediamo dunque cosa si può fare. Ognuno poi sceglierà di fare tutto, parte o niente.
Chi ha presente l’analoga funzione disponibile in Word non avrà sorprese, nemmeno nel modo di lanciarla. Si trova anche qui nel <menu/strumenti> e altrettanto vale il tasto funzione <F7>.
Nella finestra delle opzioni, c’è una scheda specifica per il controllo ortografico, che noi abbiamo a suo tempo tralasciato per ragioni di fluidità nell’esposizione. Ma le “opzioni” le troviamo, sotto forma di pulsante, anche nella finestra di dialogo del controllo ortografico.
Un’occhiata veloce per capire ciò che potrebbe interessarci:
Stato |
Funzione |
attivato |
Interrompi alle parole con caratteri incerti |
attivato |
Interrompi alle parole non trovate nel dizionario |
disattivato |
Ignora parole con numeri e altri caratteri non alfabetici |
Non è l’undicesimo comandamento… Siete liberi di trafficare attivando e disattivando caselle. C’è anche la guida di FR che, premendo <shift+F1> quando si è in una data finestra, ci porta direttamente a ciò che la riguarda.
Ma, con l’esemplificazione della tabella, capirete senz’altro il da farsi.
Noi abbiamo detto a FR:
a) di fermarsi sui caratteri incerti;
b) di fermarsi sui termini non presenti nel dizionario;
c) di non sorvolare sulle parole che contengono numeri.
E tutto questo FR senz’altro farà quando, posizionatici nel batch all’inizio o a una data pagina, premeremo il comando del controllo ortografico.
A grandi linee questa finestra dovrebbe essere nota.
i. li modifichiamo direttamente nel campo di editazione e subito dopo troviamo un pulsante <conferma>.
ii. Li lasciamo così come appaiono e premiamo il pulsante <ignora>.
i. Cerchiamo una sostituzione proposta che faccia al caso nostro. Quindi premiamo il pulsante <sostituisci>, per agire solo in quel punto, oppure <sostituisci tutto> per far sì che la sostituzione avvenga in tutto il batch[3].
ii. li correggiamo manualmente nel campo editazione e quindi premiamo il pulsante <conferma>, nel caso che FR non ci presenti valide alternative.
iii. Premiamo il pulsante <aggiungi>, nel caso che si tratti di termini corretti che FR non riconosce solo perché assenti dai dizionari[4]
iv. Premiamo <ignora> o <ignora tutto> in caso di termini non presenti sui dizionari ma corretti. È il caso di nomi propri e soprattutto cognomi..
Nel <menu/processo> c’è una riga che apre un sottomenu.
Qui troviamo:
Funzione |
Tasto rapido |
Controllo ortografico... |
F7 |
Errore successivo |
F4 |
Errore precedente |
Shift+F4 |
A questo punto:
Analogamente ci si comporta – ma qui sembra di tornare all’alfabeto – quando si usano i comandi <trova> e <sostituisci> nel <menu/modifica>.
La finestra di testo in Finereader è assolutamente identica alla finestra di un editor, per quanto riguarda certe funzioni. Per cui non escludo affatto che voi possiate usarla per leggere senza inviare nulla a Word, soci e assimilati. In fede mia, vi assicuro che non ne vale la pena. Ma per testi brevi, e soprattutto in fase di controllo del lavoro, la cosa funziona.
Funziona benissimo, ad esempio, il fatto di operare quante più correzioni possibili già nel batch di FR. Ma sono molti coloro che preferiscono rinviare queste procedure a una sessione di Word o di Biblos.
Ne discuteremo più in dettaglio, poiché talvolta è questione di comodità, talvolta ci sono problemi di opportunità o esigenze di interattività.
Ma vediamo come funziona.
Per quanto a tutta prima possa apparire paradossale che uno si metta a fare correzioni in un documento acquisito come tale, non di rado queste operazioni sono necessarie.
Quello che abbiamo fatto qui, non ce lo toglie più nessuno… Potete esportare in Word, quindi riesportare in txt, ancora copiare negli appunti e incollare nella più sconosciuta applicazione che abbia un editor di testo: quell’errore non comparirà più.
Magari lo facessero un po’ più spesso tante persone! Cosa? Ma via! Confrontare con il dizionario le parole che hanno captato male e che continuano a ripetere in quel modo… Il punto “bruciale” anziché “cruciale”. Il “paté” d’animo anziché “patema”. Il volo “pindalico” anziché “pindarico”, ecc.
Finereader è cocciuto all’opposto. Lui un vocabolario deve per forza consultarlo. Ci ho provato a disattivarli tutti: Si rifiuta categoricamente.
Dunque lui che fa? Si aiuta, in caso di indecisione raffrontando la parola indecisa con quella più simile. Ma nel caso che la risposta non sia certissima, pone la questione all’utilizzatore nei modi e nelle forme viste sopra. Il controllo ortografico funziona se la lingua del dizionario è la stessa in cui è scritto il testo; altrimenti tutto apparirà sbagliatissimo…
I dizionari si raggiungono da <menu/strumenti/visualizza dizionari>, rapidamente <control+shift+d>.
Per come ho configurato il mio Finereader, digitando quel comando mi appare un elenco di quarantadue dizionari: più che abbastanza per chi è nato dopo il crollo della torre di Babele…
Trattandosi di una visualizzazione ad elenco, il trucco per andare alla voce “italiano” è quello di digitare una I. Prima viene “inglese”, ovviamente, ma al secondo colpo ci siamo e diamo <invio>.
Il cursore è ora in un campo di editazione dove possiamo scrivere una parola. Sì, ma quale? In realtà FR dispone di un nutritissimo dizionario di qualche decina di migliaia di voci; ma a quel dizionario l’utente non ha accesso. Può invece, l’utente, aggiungere tutti i termini o le voci che risultano mancanti.
Per sapere se una voce manca nel dizionario la digitiamo in questo campo e premiamo <aggiungi>. Se la voce esiste già, appare un apposito messaggio. Altrimenti proseguiamo nelle operazioni d’inserimento.
Seguitemi mentre io stesso aggiungo al dizionario il nome proprio “Francescone”.
Ora il nostro Francescone è entrato a far parte della grande famiglia, ma in che stanza è stato alloggiato? Intanto nell’appartamento del dizionario italiano. In particolare nella stanzetta delle aggiunte personali dell’utente.
Quando abbiamo aperto il dizionario italiano, abbiamo proceduto con <tab> in una certa direzione. Se fossimo andati in direzione contraria, <shift+tab>, avremmo incontrato una visualizzazione ad elenco che contiene tutte le aggiunte personali, che potremo, nel caso, anche rimuovere collocandoci su una voce e premendo il pulsante elimina <alt+e>.
Interessante è la possibilità, per una comunità di utenti, di condividere il lavoro di arricchimento del dizionario.
I pulsanti <importa> ed <esporta> servono appunto a questo. Esportare significa mandare il proprio lavoro a un file che può avere estensione txt o pmd (portable morphological document). Il primo registra le voci singole, il secondo struttura un paradigma attorno alla “forma primaria”. Disponendo di un file del genere creato da altro utente, possiamo importarlo premendo l’apposito pulsante e seguendo la procedura. Non ci sarà sovrascrittura ma incremento. Le nuove voci si aggiungeranno alle esistenti e i duplicati non verranno scritti.
Rubo a Eduardo De Filippo il titolo per queste due righe di considerazioni a conclusione di questa lezione.
Dopo aver fatto tutto il lavoraccio che vi ho invitato a fare, uno dovrebbe poter pensare di essere a posto e di non avere più problemi. Beh, diciamo che ne abbiamo molti meno di prima. Aprendo il file con Word o altro, verificheremo l’esistenza di cose che andranno ancora corrette. Non si tratta di problemi enormi per chi intende soltanto leggere il libro che ha scandito. Ma non esiste soltanto la lettura disimpegnata. La scansione dei libri di studio comporta ancora un certo lavoro. In parte ne parleremo qui; in parte dovremo rifarci alle esperienze di coloro fra noi che se ne intendono un po’ di più.
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[1] Chi nutre grande fiducia nei correttori automatici, può trovare quel che cerca in Biblos, un programma di Giuseppe Di Grande. Per istruzioni e chiarimenti, suggerisco di contattare l’autore.
[2] Jaws dovrebbe pronunciare sempre la parola errata che appare nel campo. Ma spesso e volentieri tace. Chi non dispone di riga Braille ascolterà la parola digitando <insert+5 tastierino numerico>.
[3] Premendo <sostituisci tutto>, una volta terminata la ricerca nella pagina corrente, FR chiede se s’intende continuare in tutte le altre pagine del batch. Saremo noi a premere <Sì> o <No> a seconda delle nostre esigenze.
[4] Aggiungere un termine a un dizionario comporta qualche passaggio aggiuntivo. La finestra che appare è quella della visualizzazione dei dizionari.